Oggi Parliamo di… Complicanze post-operatorie
Complicanze post-operatorie dell’alluce valgo
Le complicanze specifiche più frequenti della correzione dell’alluce valgo e degli interventi sull’avampiede sono:
Per un periodo di tempo che oscilla tra 8 (otto) e 16 (sedici) settimane il piede operato si gonfia pressoché sempre, in misura varia a seconda del tipo di intervento, dell’età del paziente, dello stato dell’apparato venoso.
In realtà questo è il problema più frequentemente lamentato dai pazienti, e in particolare dalle pazienti; ma in realtà l’edema dipende anche e talvolta soprattutto dal comportamento del paziente stesso, che nel primo mese deve evitare di stare per troppo tempo in piedi o seduto col piede a penzoloni.
Viceversa capita talvolta che, nonostante le raccomandazioni, la paziente stia troppo in piedi (per cucinare o altro), aggravando il problema.
Anche tale problematica, pur richiedendo un tempo più o meno lungo, si risolve quasi sempre; talvolta invece, in pazienti con evidenti problemi linfo-venosi, può rimanere un avampiede un poco più gonfio dell’altro.
che può risultare ridotta per vari motivi:
Talvolta residua una certa dolorabilità del segmento articolare operato.
Ciò dipende da tutti i tre punti illustrati sopra (aumento di tensione nel dito dopo il suo riallineamento; qualità della cicatrice; artrosi preesistente), anche se il terzo fattore è quello più rilevante, in quanto è più probabile che un alluce valgo artrosico possa rimanere un po’ dolente.
In ogni caso, nella mia esperienza, il dolore è sempre di lieve entità e non compromette una normale funzione; anzi solitamente la funzionalità stessa è complessivamente superiore a quella di prima dell’intervento.
È abbastanza frequente che il paziente possa lamentare una alterazione della sensibilità, descritta in svariati modi, anche fantasiosi (insensibilità, formicolio; oppure dito “caldo”, “freddo”, “morto”, etc.).
Ciò dipende dal fatto che sotto la cute delle dita passano dei piccolissimi nervi sensitivi che vengono inevitabilmente interessati dal taglio cutaneo del bisturi e dai successivi fenomeni aderenziali della cicatrice chirurgica.
A questo si aggiunge anche una frequente sofferenza linfo-venosa del dito operato, che resta gonfio e arrossato per molte settimane, e questo irrita ulteriormente il nervo.
Ma anche il deficit di sensibilità, esattamente come la perdita di movimento, solitamente migliora col passar dei mesi: a volte scomparendo completamente anche a un anno dall’intervento e talvolta persistendo, comunque sempre in misura minore che nell’immediato post-operatorio.
È una delle complicanze più temute dai pazienti; in realtà la sua percentuale è ragionevolmente bassa (5-8% circa).
Ci sono vari fattori che possono provocare o favorire una recidiva:
E così via..
Tanto per usare un altro aforisma, possiamo dire che il chirurgo è come il cuoco: la riuscita di una pietanza che inforna dipende non solo dal suo operato, ma anche dalla qualità degli ingredienti che si trova ad usare.
È una complicanza rara ma possibile, favorita da un aumento del tono simpatico a sua volta provocato dal dolore e spesso anche dalla personalità ansiosa del paziente, che causa un ristagno venoso periferico, con conseguente cattiva ossigenazione dei tessuti.
Ciò determina le conseguenze cliniche tipiche di questa sindrome: il piede appare gonfio, di colorito alterato (a volte biancastro, a volte cianotico, cioè bluastro), è vivamente dolente alla pressione anche in zone lontane dalla lesione originale, è analogamente dolente alla deambulazione; la cute è distrofica, secca o viceversa iperidrosica (sudata).
Radiograficamente è presente una osteoporosi loco-regionale (che interessa cioè solo piede e caviglia), che non ha nulla a che vedere con l’osteoporosi metabolica senile, ma dipende appunto dai suddetti disturbi neuro-vascolari locali.
Un esame di Risonanza Magnetica può svelare tale osteoporosi, che interessa la parte midollare dell’osso, e confermare la diagnosi: nel referto della RMN viene rilevato un segnale di “edema midollare”, che esprime l’accumulo di liquido infiammatorio nell’osso, la cui densità è diminuita.
È importante sapere che il decorso della malattia può essere più o meno lungo, ma, se ben curata, porta sempre a guarigione.
Per maggiori info, consulta il capitolo “Algodistrofia” nell’elenco delle Patologie
Queste sono le complicanze possibili dopo l’operazione.
Ora molti pazienti rinunciano ad operarsi proprio perché spaventati dalle suddette possibili complicanze.
Ma questo è un errore, poiché in ogni caso come detto tali complicanze sono per la maggior parte temporanee e non gravi; inoltre il risultato finale della correzione chirurgica, risolvendo problemi ben più importanti (impossibilità a indossare scarpe normali, callosità dolorose, metatarsalgia etc) conduce solitamente alla soddisfazione complessiva dei pazienti (nella mia casistica in oltre il 90% dei casi): insomma, operarsi conviene!
La frase che io sento più spesso dire ai miei pazienti operati è infatti: “Dottore, mi avevano tanto spaventato, ma magari l’avessi fatto prima!!”.